Tre anni fa – solo tre anni fa! – nel dicembre 2015 abbiamo presentato a Palazzo Spinola la prima edizione di “Al di qua del mare”, il libro che io insieme alle brave e giovani croniste di Repubblica Giulia Destefanis, Valentina Evelli ed Erica Manna, abbiamo scritto raccontando quella che si chiamava emergenza immigrazione, dopo l’estate della frontiera chiusa a Ventimiglia e dei migranti accampati sulla scogliera dei Balzi Rossi.

Raccontavamo problemi ma anche buone pratiche, come si suol dire, cioè elementi positivi di integrazione, oltre che di accoglienza. L’anno dopo – solo due anni fa! – a Palazzo Ducale abbiamo presentato la seconda edizione, insieme ad una mostra di giovani artisti dell’Accademia Albertina di Torino dallo stesso titolo, allestita allo Spazio 46. Raccontavamo ancora emergenze, certo, ma soprattutto puntavamo sugli elementi positivi: e facevamo domande a chi ci avrebbe potuto rispondere. Tra le altre testimonianze quelle dell’ammiraglio Giovanni Pettorino che raccontava l’impegno della Guardia Costiera per i salvataggi in mare, del vescovo di Ventimiglia monsignor Suetta che chiariva come provare a fermare l’immigrazione fosse “come fermare la pioggia”: ma anche, ci chiedevamo cosa si volesse fare per passare dall’emergenza ad una vera integrazione, a veri progetti con l’impegno di molte persone preparate sul piano sociale ed educativo.
Adesso, c’è un “decreto sicurezza” festeggiato in Parlamento con ululati e , fuori, con striscioni che rivendicano “è finita la pacchia”. Non c’è mai stata nessuna pacchia, sicuramente non c’è nesssuna sicurezza in queanto è stato fatto. C’è, semplicemente, l’intenzione di rendere i migranti invisibili e quindi, senza diritti, tutti potenziali criminali (anche l’elemosina diventa reato) per poterli poi espellere in malo modo.
Ma lo sanno bene, il MINISTRO DELLA PAURA e i suoi accoliti, che non potranno farlo. Ma avranno fatto un altro passo verso la creazione di un paese falso e irriconoscibile che assegna alla paura dell’uomo nero – altro non è – le sue incapacità, le sue insicurezze, le sue frustrazioni. Un paese il cui presunto primo ministro va all’Onu a confermare che firmerà il Global Compact, il patto internazionale sulle migrazioni, e poi viene a casa e il suo padrone – il suddetto creatore di paura – gli rimette la museruola e stabilisce che l’Italia non lo firmerà, esponendo il paese all’isolamento e al disprezzo.
Martedì 4 dicembre ci sarà un bel convegno, a Genova, al Teatro della Tosse, organizzato dalla Comunità di San Benedetto al Porto e dal Comitato per lo Stato di diritto, intitolato “Decreto sicurezza,politica dell’immigrazione e diritti”: parleranno Vincenzo Paolillo, Presidente del comitato per lo stato di diritto, Domenico Pellegrini, Presidente Giunta Regionale Liguria ANM, Filippo Paganini Presidente ordine dei giornalisti Consiglio Regionale della Liguria, Domenico Chionetti Presidente Comunità San Benedetto al porto; Elena Fiorini, da legale particolarmente esperta su questi temi, Francesco Mazza Galanti, Presidente sezione IV del tribunale di Genova, Lara Trucco, Professore ordinario di diritto costituzionale Università di Genova spiegheranno il decreto e le sue contraddizoni e inapplicabilità.
Sarà Gad Lerner, giornalista e saggista, a riassumere il filo della giornata.
Mi è stato chiesto di moderare l’incontro, sarà un onore farlo. Perchè è già tardi per non farsi distruggere dalla paura inventata ad arte, che non dà sicurezza, ma solo ingiustizia. Perché non dobbiamo ritrovarci a vivere in un paese irriconoscibile, ripeto, ma soprattutto irrilevante e disprezzato. Per il paese e per noi stessi.
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